Mi trovo frequentemente al centro di critiche, a causa della mia scelta di utilizzare raramente o evitare del tutto il libro di testo durante le mie lezioni di Storia e Letteratura Italiana. Le critiche non giungono tanto dai colleghi (o se così fosse, non ne sono al corrente), quanto dai genitori, durante i colloqui.
In un’epoca in cui il digital learning e l’insegnamento personalizzato sono diventati buzzwords nell’ambito dell’educazione, ho scelto di condividere le ragioni di questa mia apparente “anomalia” didattica, anche perché comprendo le perplessità di qualcuno, specialmente in un contesto in cui, tradizionalmente, il libro di testo ha sempre avuto un ruolo centrale.
Contesto personale: la sfida dell’handicap visivo
Chi mi conosce più da vicino, lega questa scelta al mio handicap visivo, etichettandola come “obbligata”: non ci vede, quindi non può leggere il libro di testo. Non posso negare che la mia condizione renda particolarmente difficile l’utilizzo di molti testi scolastici, specialmente quelli che non sono stati redatti con un’attenzione specifica verso i principi di accessibilità… in pratica tutti. Questa condizione, tuttavia, anziché rappresentare un ostacolo, mi ha spinto ad acquisire conoscenze e competenze particolari che mi rendono autonomo anche nella lettura dei testi più scriteriati a livello redazionale. Non è questa la sede per approfondire il discorso, quindi, a coloro che volessero saperne di più suggerisco di leggere gli articoli taggati Testi digitali.
Passione e modus docendi
Ogni docente ha un proprio stile, un proprio modus docendi che riflette la sua passione e la sua visione dell’insegnamento. La Storia e la Letteratura sono discipline “infinite”, vivaci, ricche e profonde che ho amato fin da piccolo ed è davvero difficile per me capire quanto l’insegnamento rappresenti un lavoro e quanto invece un hobby.
Questa passione mi spinge a creare risorse didattiche per i miei alunni: ogni volta che lavoro su nuovi contenuti mi sento vivo ed appagato, consapevole di progettare una lezione “mia”, con risorse redatte da me e questo mi piace.
Tuttavia, reputo doveroso completare questa parte sottolineando che non ritengo affatto di essere superiore o di possedere una conoscenza superlativa rispetto agli autori dei libri di testo che scelgo di non utilizzare. Sembra inutile dire che il mio approccio didattico, negli anni, è maturato grazie alla consultazione di una vasta gamma di testi: confrontando idee, analizzando diverse prospettive e utilizzando il loro contenuto per perfezionare e rafforzare il mio metodo di insegnamento.
Il genitore tuttavia potrebbe affermare: me la sbatto la tua passione… io ho comprato il libro e pretendo che venga utilizzato.
Sono pienamente consapevole dell’investimento economico e dell’importanza tradizionale che il libro di testo riveste nel nostro sistema educativo. Tuttavia, l’istruzione non può e non deve essere ridotta a un mero esercizio di consultazione di pagine pre-stampate. L’istruzione è un’esperienza dinamica, fluida, che si adatta e si evolve in base alle esigenze degli studenti e al contesto sociale in cui si inserisce.
Dopotutto, se il libro è stato acquistato sarà sempre lì, a disposizione dell’alunno. Invito sempre, infatti, i ragazzi ad avere sempre dubbi, a ricercare la verità su diverse fonti, ad integrare quello che si è detto in aula… e per questo il libro di testo rappresenta un primo strumento insostituibile.
L’obiettivo è sempre quello di fornire un’istruzione completa e ben articolata e questi testi sono spesso la mia bussola nel mare vasto della conoscenza.
Per sapere di più su come preparo le mie risorse didattiche, leggi il post Come preparo ed organizzo le mie lezioni di Storia per la classe.
Il ruolo del docente-educatore
Tutti sappiamo che l’approccio e la dedizione di un insegnante hanno un impatto profondo sul successo degli alunni. Questa affermazione non è solo basata sull’esperienza personale di molti educatori, ma è supportata da ricerche accademiche.
Ad esempio, nella rivista “Educational Psychology Review”, sono stati pubblicati numerosi studi (di cui mi sono letto una sintesi ben fatta) che esaminano le relazioni tra le pratiche didattiche degli insegnanti, la loro dedizione e gli esiti degli alunni. Uno di questi ricerche, ad esempio, ha dimostrato che gli insegnanti che mostrano un elevato livello di impegno e dedizione verso l’insegnamento tendono ad avere classi con alunni più motivati e con risultati migliori.
Questi studi, e molti altri, evidenziano come la passione, la dedizione e l’approccio dell’insegnante sono tanto fondamentali quanto il contenuto delle lezioni; dunque se gli alunni vedono che il docente è motivato… che prepara risorse per loro… che dedica a questa attività gran parte del tempo che potrebbe dedicare ad altro, essi mostreranno una maggiore predisposizione a seguire la lezione e probabilmente ad appassionarsi alla disciplina.
Conclusione
In sintesi, quando si tratta di offrire un’istruzione di qualità, mirata e significativa, il mio obiettivo è sempre quello di utilizzare ogni strumento a mia disposizione nel modo più efficace possibile. Questo approccio “multi-faceted”, spero, non solo serva meglio le esigenze dei miei alunni, ma contribuisca anche a prepararli per un mondo in continuo cambiamento, dove la capacità di adattamento e l’apprendimento continuo sono essenziali.